La dizione “piano rigido”, sottintendendo “nel suo piano” indica l'assunzione cinematica semplificativa che gli spostamenti in piano possano essere trattati come moto di corpo rigido e quindi riconducibili a solo tre parametri, due spostamenti ed una rotazione (per intenderci, spostamenti nelle direzioni X ed Y e rotazione attorno a Z; se il piano è normale all'asse Z).
La dizione è sorta nell'ambito dell'analisi di strutture intelaiate tridimensionali dove la presenza di solai in laterizio armato o a soletta, che nel loro piano risultano effettivamente molto più rigidi dell'ossatura del telaio, fa si che gli spostamenti differenziali di piano possano spesso ritenersi trascurabili. La stessa dizione tuttavia, specie se nella variante di “solai rigidi o deformabili”, può risultare fuorviante nel caso di costruzioni in muratura. Infatti, in questo contesto, è la rigidezza dei solai, che fra l'altro insistono per lo più su travi di legno o lame di ferro, ad essere in generale irrilevante rispetto a quella delle pareti murarie mentre la indeformabilità in pianta è in realtà solo conseguenza del comportamento scatolare dell‘insieme delle pareti.
In effetti il comportamento scatolare rappresenta il presidio di resistenza più importante per le costruzioni in muratura, come peraltro avviene in altri campi: basti pensare alla rigidezza e resistenza offerta del cartone quando è piegato a formare una scatola, o alla soluzione di torsione alla de Saint Venant per sezioni in parete sottile, una volta che si passi da quelle in sezione aperta a quelle in sezione chiusa. In entrambi questi casi, le deformazioni nel piano della sezione diventano trascurabili.
Nella modellazione dell'edificio, Por 2000 fa due assunzioni cinematiche relativamente pesanti: (i) che i maschi murari abbiano un comportamento tipo shear-type, ovvero abbiano rotazioni al piede e in testa impedite; (ii) che il loro spostamento in pianta sia descrivibile come roto-traslazione rigida. Come è stato ampiamente esposto in risposta ad altra FAQ, entrambe le assunzioni sono tuttavia accettabili in ragione della forte ortotropia, del rapporto elevato fra i moduli elastici E e G del materiale muratura e del comportamento scatolare dell'insieme delle pareti. E' utile tuttavia fornire in questa sede qualche ulteriore commento.
Il comportamento shear-type dei maschi può essere accettato ai fini tecnici quando sussiste fra le pareti un grado di ammorsamento sufficiente a garantire un comportamento scatolare di insieme. In queste condizioni infatti, la presenza dei muri trasversali limita notevolmente la rotazione delle sezioni terminali delle murature, rendendo plausibile l'ipotesi di rotazioni impedite al piede e in testa. Inoltre, nel caso di setti adiacenti ad aperture, la deformabilità del collegamento può essere messa in conto, come in effetti si fa in Por 2000, attraverso un'appropriata descrizione geometrica delle interfacce intese come oggetti a dimensione finita.
Per quanto riguarda la seconda ipotesi, questa non discende, come pure a volte semplicisticamente si afferma (mutuando dal caso degli edifici in C.A.), dalla presenza di solai di piano sufficientemente rigidi da impedire le deformazione in pianta della struttura. In questo contesto infatti, anche in assenza di solai, la risposta ad una spinta orizzontale su una parete non produce solo effetti locali su questa, ma comporta una collaborazione delle altre pareti, che si manifesta con una roto-traslazione dell'insieme e rende gli spostamenti in pianta ben descrivibili attraverso una roto-traslazione rigida dell'intero impalcato.
La validità di entrambe le ipotesi resta ovviamente legata ad un pieno ammorsamento degli incroci murari e ad una corretta realizzazione delle aperture, ma questi sono prerequisiti essenziali che una costruzione muraria “a regola d'arte” in generale garantisce. In tal caso le ipotesi forniscono un buon compromesso fra semplicità di analisi ed accuratezza di modellazione e sono accettabili ai fini tecnici, specie se si considera anche il livello delle approssimazioni coinvolto negli altri aspetti della modellazione (identificazione dei parametri elastici e di resistenza delle murature, valutazione dello stato di degrado ed altro). Si può anche osservare che, all'estremo opposto, una modellazione apparentemente più sofisticata, che veda le singole pareti trattate come strutture intelaiate separate o setti isolati, porterebbe a trascurare del tutto gli effetti legati alla rigidezza torsionale della scatola muraria, con ciò perdendo un aspetto essenziale del comportamento della struttura.
Si deve tener presente, tuttavia, che se l'edificio da analizzare non garantisce un comportamento scatolare, come, ad esempio, nel caso di muri isolati, di presenza di fessure verticali o di insufficiente ammorsamento dei giunti, entrambe le assunzioni semplificative di base di Por 2000 verrebbero a cadere e pertanto i risultati forniti dal programma non risulterebbero affidabili.